Di là dal cielo
Come si fa a parlare di morte? Io ho solo visto altri morire, partire per quel lungo viaggio di là dal cielo. Posso solo dire che ogni volta che qualcuno mi ha lasciato si è generato un vuoto dentro il mio cuore come se la morte mi avesse derubato qualcosa che credevo mio.
A me la morte fa paura, forse perché ogni volta dimentico che ogni giorno muoio per fare spazio al prossimo o forse perché mi sento, così banalmente umana da non credere d’essere eternamente divina.Mi fa paura anche ora che tento di dare un significato a ciò che sto sentendo. E’ come un’ombra gigante che cammina al mio fianco suggestionando i miei passi. Un tratto indelebile che tento di nascondere perché mi toglie il respiro. Vorrei confinarla nel vagone merci destinazione “lontano da me”, tuttavia sono abbastanza consapevole che, come l’amore ha un’anima gemella, anche la morte ha la sua, nella vita, ed io posso solo cadere nelle braccia di entrambe. E per cadere nelle braccia di entrambe c’è un solo modo … vivere a perdifiato senza addobbare di significati l’albero della vita, ebbra di respiri , totalmente persa dentro preghiere orgasmiche.
La morte esiste in assenza di vita ma se la vita è eterna la morte è solo un’illusione della mente? Adesso lascio le domande in assenza di risposte e continuo a raccontarvi di una donna che vestiva fiori e viveva sconfinata come un orizzonte dai colori cangianti. E quando arriverà il giorno di volare di là dal cielo, io volerò senza valige come uno sbuffo di vento eternamente vivo.
Ph Jessica Aldeghi
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