STILLE D’OSCURITA’
Oggi il mio sguardo è spaventato,
piange stille di oscurità,
troppa ansia si mischia al sangue,
il futuro, un’ipotesi da cui difendermi,
ho paura,
come un fiore che teme la mano dell’uomo,
paura di morire senza aver incontrato la vita,
paura di lasciare ciò che non ho goduto,
paura di avere paura
di qualcosa che s’infrange nella mente e consuma la gioia,
ho voglia di piangere, accolta dalle tue braccia,
mentre ti racconto ciò che mi sta succedendo,
sentire che anche così può funzionare,
fuori tempo, tra apnee e respiri troppo corti
per portare endorfine al cuore,
ho bisogno che tu mi dica parole
al succo di limone e zenzero,
per alcalinizzare questo stato acido
che mi persuade a tremare ogni volta che,
lo sconosciuto trova spazio nel mio corpo.
Perché non ti somiglio?
Sembra che nulla possa intaccare la tua gioia,
perché Dio mi ha esposto ai venti
tra colline e scogliere, ginestre e Bouganville?
Perché ad intervalli tutto diventa buio?
Ph autore sconosciuto
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