La vera bellezza

La vera bellezza

Lasciamo agli occhi la possibilità di sbarazzarsi di quelle lenti graduate alla competizione, proviamo a guardarci senza recitare la parte del giudice, potremmo stupirci di vedere di quanti colori è contaminata la nostra vita. Non serve più tappezzare di rosa la nostra pelle, né avere scarpe in tinta con la borsa, i tacchi s’infangano dello stesso colore e con il vento i capelli perdono la piega.

Quanta energia disperdiamo a rimuovere i tratti di vita dal nostro corpo, recitando dentro una pelle troppo tirata per farci muovere liberamente. Usiamo espedienti che contaminano le nostre cellule, pur di non guardarci allo specchio semplicemente come opera di Dio. Dubitiamo dei suoi disegni, cancellandone i tratti che raccontano la nostra unicità e ci impastiamo sopra silicone per somigliare a un’impronta di seducente disumanità.

E poi cosa rimane? Forse la sensazione di non riconoscerci più? O la sensazione di vedere qualcosa che somiglia a plastica che prima o poi è necessario riciclare? Cosa rimane? Un cuore senza orecchie che non riesce più a sentire gli impulsi e crede di essere morto ancora prima di morire? O forse rimane la tristezza di uno sguardo impermeabile alle lacrime? Cosa rimane di noi creature, un tempo, divine? La possibilità di essere il premio di una notte brava? Merce di scambio a patto di un futuro di illusioni e vanità?

Mani aride che pretendono i nostri corpi stirati? Che non si accorgono dei nostri lividi né dei pianti senza respiri in quelle notti senza luna?

Lasciamo agli occhi la possibilità di sbarazzarci di quelle lenti graduate alla competizione e correndo il rischio di cadere riprendiamoci il diritto di ritornare “esseri umani” e non umanamente perfette.

Incontriamoci con il cuore, benediciamo quei tratti che ci rendono uniche e onoriamo quelli differenti dai nostri, mettiamo a tacere ogni critica, la bellezza non si misura in grammi di pelle senza rughe, né in metri di stoffe griffate. Non si misura neanche in centimetri di pelle senza vita ai nostri piedi, né in litri di profumi che mettono a tacere gli umidi sapori delle emozioni.

La bellezza ha un gusto unico come il profumo dei fiori, ha le mani sporche di terra, i sorrisi variopinti, le parole senza metrica. La bellezza non conosce fondamenta di cemento armato, è un fluttuare di grinze e cedimenti che ci raccontano, è una danza di respiri, lacrime, sorrisi, uno scambio di gesti d’amore, è morire e nascere senza paura è vivere ancorati allo stupore.

 La bellezza si nutre della nostra autentica espressione, è lì che trova dimora è lì che dobbiamo tornare. Lì è il nostro potere “centro di gravità permanente” e l’eterno soffio vitale.

 Ph autore sconosciuto

fiorinda
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