FLESSIBILI COME FIORI
Non è banale sentire la vita come un istante che può frangersi da un momento all’altro.
Posso attaccarmi saldamente a tutto ciò che credo sia mio? Oppure è necessario che mi affretti a ritrovare la consapevolezza che quello che vanta del medesimo aggettivo, “mio”, è solo un attimo di presenza senza eternità da vivere totalmente?
Gli attaccamenti generano sofferenza. La felicità si costruisce sulla nostra capacità di vivere senza legarsi a cose o persone. Ssolo se siamo flessibili, come fiori, possiamo assecondare i venti contrari senza ferirci troppo. Un marito che ci lascia, un terremoto che devasta la casa, una moglie che muore, un lavoro che ci molla, un ladro che ruba la nostra macchina, un incidente che ci rende disabili, un insuccesso che ci porta al fallimento, una malattia che ci deruba la salute … sono solo prove della vita che ci scuotono per risvegliare la nostra coscienza focalizzata sul sacrosanto diritto che quello che crediamo nostro nessuno ce lo possa togliere. Eppure non è così e l’esistenza non si fa riserva di dimostrarcelo ogni giorno, tuttavia noi continuiamo ad accumulare cose e a coltivare relazioni a tempo indeterminato.
Oggi tira abbastanza vento da farmi pensare che è necessario che mi apra ad accogliere nuovi semi e nello stesso tempo che lasci andare le foglie ingiallite, che naturalmente cadrebbero, se io non le tenessi saldamente incollate per non perderle. Oggi anche nel mio volto c’è qualche segno in più che mi ricorda che non posso affezionarmi neanche alla mia pelle, perché tutto cambia, tutto si trasforma e prende direzioni differenti dalle mie idee. Oggi lascio quella sensazione di paura che si genera ogni volta che incido la mia firma nei doni che ricevo, oggi ho bisogno di respirare libertà, restituendo libertà.
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