ANGOLO DI MEMORIA
Ho incontrato il tuo cuore in quell’angolo di memoria che per lungo tempo avevi taciuto anche a te. Ho visto sgorgare la paura che sfiorava la tua pelle innocente, il tuo grido soffocato dalla vergogna di subire una prepotenza che avrebbe graffiato la purezza del tuo sguardo verso la vita. Ho amato quel bimbo che coraggiosamente è tornato alla scoperta della verità, quel bimbo che si nutriva di arcobaleni e sognava di volare, che bruciava la paglia con l’intenzione di far gioire il cuore di chi amava, quel bimbo che ha preferito il silenzio al frastuono dell’età della scoperta. Ho amato la sua curiosità quando crescendo cercava di scoprire la sua parte migliore, quella che non l’avrebbe fatto sentire inadeguato nelle sfide che dipingevano l’adolescenza.
Mi immagino il suo primo calcio ad un pallone … deve essere stato come quello di mio figlio, un calcio goffo ma pieno di speranza, un calcio che guarda chi lo guarda nella voglia pazza di essere celebrato. Lo immagino ragazzo mentre si osserva nudo allo specchio e con mosse buffe scopre i primi accenni di uomo, lo immagino mentre dà un tono ai suoi capelli che lo fanno sentire ancora più bello, mentre si sfiora, senza aver ben chiaro il senso del suo sentire, mentre gioca sfidando i malvagi con le lame ruotanti di Goldrake. Anche io amavo Actarus: era così bello, sentivo che mi poteva proteggere, lui combatteva Vega, la distruzione, e non avrebbe permesso che il dolore si abbattesse su di me. Lo amavo diversamente da quel bimbo che fantasticava d’essere l’eroe, che sprigionava pioggia di fuoco per punire chi abusava della sua fragilità.
Ho parlato con l’anima di quel bimbo, che ora è un uomo, un po’ di tempo fa quando mi raccontava di un amore che l’ha trafitto al cuore, che ha tradito il suo candore. Immaginava quella tenerezza per sempre, confidando nelle promesse fatte sotto uno spicchio di
luna, nei desideri espressi silenziosamente sotto le stelle cadenti. Sognava, correndo veloce verso la paura del tradimento che feriva per sempre la fiducia nella dea. Lì in quella corsa pazza ha promesso di non amare più, magari le lacrime bagnavano il suo dolore, i suoi perché, ma lui silenziosamente quella sera ha alzato un muro che ora gli impedisce di smarrirsi nel profumo della sua amata.
Oggi ripensando alle sue parole, ho sentito che la vita non fa promesse di felicità e non garantisce amore per l’eternità. La vita ci fa dono di sfide, ci regala l’opportunità di diventare Ulisse nel viaggio alla ricerca di se stessi, e ci aiuta ad essere Penelope nella profonda accettazione e pazienza mentre tesse la tela del tempo del ritorno del suo amore. La vita ci vuole aperti come Gesù che non si limita a parlare ai sacerdoti, ma che incontra le folle per portare la verità, ci vuole come San Francesco uomini che celebrano madre terra consapevoli che acqua, terra, fuoco, vento, sono nostri fratelli, ci vuole come Giulietta e Romeo, esempi di amore che non crolla al primo soffio di vento, di amore pulsante che non teme la morte. La vita ci vuole pronti a saper perdonare ogni abuso, tradimento, ferita. Ci vuole bambini coraggiosi capaci a sfoderare lame ruotanti e tagliare tutti i cordoni che ci legano ad un passato che non ci appartiene più, ci vuole come la fatina Trilli che con la sua polvere magica guarisce ogni ferita e ci riporta a vita nuova. Ci vuole vincitori e sconfitti per non dimenticare mai l’umiltà mentre lo sguardo si rivolge all’altro, pronti a mettere le ali come Leonardo Da Vinci per volare verso la libertà.
(Tratto dal libro: Arteinemozione)
Ph autore sconosciuto
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